Il sacerdozio comune alla luce del mistero della Chiesa: percorso postconciliare e proposte di futuro

Autori

  • Miguel de Salis

Abstract

Sommario: I. Il sacerdozio comune all’interno di ogni paradigma di Chiesa. 1. Popolo di Dio. 2. Corpo Mistico di Cristo. 3. “Communio et sacramentum”. II. L’interrelazione tra il sacerdozio comune e quello ministeriale: la ricezione di essentia non gradu tantum differunt (LG n. 10). 1. Un breve sguardo al contesto. 2. Sacerdozio comune e ministeriale “essentia differunt”. 3. I diversi modi di interpretare l’espressione “non gradu tantum” di LG n.10. III. Conclusione: nuove vie da percorrere in ambito ecclesiologico.

Lo scopo di questo studio è presentare ed esaminare il modo in cui l’ecclesiologia postconciliare ha considerato il sacerdozio comune, poiché esso è una delle colonne della rinnovata visione della Chiesa proposta dal Concilio Vaticano II. Lo studio si compone di due parti. La prima mostra le differenti caratteristiche del sacerdozio comune all’interno dei diversi paradigmi nel postconcilio: il Popolo di Dio, il Corpo mistico di Cristo e la comunione. Oltre alla varietà e alla ricchezza degli aspetti che emergono dalle diverse angolature con cui il sacerdozio comune è stato studiato, vengono indicati alcuni limiti e sfide da superare nel futuro. La seconda parte presenta le diverse interpretazioni del noto brano di LG n. 10, in cui il sacerdozio comune viene presentato nella sua differenza e articolazione con il sacerdozio ministeriale. Lo studio si conclude con alcuni suggerimenti per il futuro. In particolare, sarebbe utile non situare esclusivamente il sacerdozio comune nell’ambito del fructus salutis e il sacerdozio ministeriale in quello del medium salutis. Inoltre, è necessario studiare più approfonditamente il ruolo di mediazione del sacerdozio comune nella Chiesa (cfr. LG n. 62), senza strumentalizzarlo in una dialettica organizzazionale. Oltre a ciò, sarebbe utile tener presente che l’articolazione tra sacerdozio comune e ministeriale ha una dinamicità non uniforme: il munus regendi, il munus propheticum e il munus sanctificandi, benché uniti, hanno ciascuno una specifica dinamicità. Il rispetto di questa non uniformità, all’interno dell’inseparabilità tra i tria munera, è – tra altre cose – un buon antidoto contro il clericalismo.

 

The aim of this paper is to present and examine how post-conciliar ecclesiology has studied the common priesthood, one of the pillars of the renewed vision of the Church proposed by the Second Vatican Council. We have divided this presentation into two parts. The first shows the various features of common priesthood within the context of each one of the ecclesiological paradigms: the People of God, the Mystical Body of Christ and Communion. Aspects of common priesthood emerging from this paradigmatic approach are different, rich and varied; limits and challenges that theology will have to overcome are also presented. The second part presents the different interpretations of LG n. 10, the well-known conciliar text dealing with the difference between, and the articulation of, common and ordained priesthood. In the conclusion, we recommend some ways of developing the theology of common priesthood. In particular, we assert that it would be useful not to situate exclusively the common priesthood in the context of the fructus salutis and the ministerial priesthood in that of the medium salutis. Furthermore, more profound research is necessary on the mediatory role of the common priesthood in the Church (see LG n. 62), without exploiting it for organisational discussions and purposes. The articulation of common and ordained priesthood has a non-uniform dynamism. In other words, munus regendimunus propheticum and munus sanctificandi, although united, have each one of them its own specific dynamic. Respect for this non-uniformity within the inseparability of the tria munera is, among other things, a good antidote to clericalism.

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Pubblicato

2019-11-30